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L’UOMO, IL MUSICISTA

MASSIMO AMFITEATROF

Massimo Amfiteatrof

Da dove cominciamo per raccontare Massimo Amfiteatrof?

Dal suo viaggio dall’URSS all’Europa, che passando per Parigi, lo portò in Italia, prima a Roma, poi in Liguria fino a Cavi. Quindi a Levanto, che divenne la sua città. Sono numerosi i luoghi di residenza levantese del Maestro: Lagore, via Garibaldi, la Madonnetta e, infine, il castello.
Massimo aveva un carattere umile, generoso e amichevole. Così lo descrivono gli amici. Era una persona semplice, disponibile al dialogo e curiosa.

Oltre alla musica, aveva due passioni: il mare e le due ruote. Con il suo motoscafo e la sua Vespa andava in giro per mare e per terra, contando sulla manutenzione della sua officina di fiducia, quella dei Mazzantini. Una volta ebbe un incidente alla gamba, ed ebbe bisogno di cure fisioterapiche, che gli venivano somministrate a domicilio da un operatore. Quest’ultimo si faceva accompagnare al lavoro dal figlio, a cui Massimo permetteva di lanciarsi alla scoperta dei segreti del castello, mentre suo papà gli trattava la gamba.

Al Maestro piaceva ricevere visite in casa. Durante la sua carriera insegnò violoncello in molti conservatori, e tra un impegno concertistico e l’altro, ospitava volentieri i suoi allievi a Levanto.
Era molto sensibile al fascino femminile. Preziosi, a questo proposito, i ricordi della nipote Giovanna Emmer, per la quale era lo zio Max e una tappa fissa settimanale per una cena alla Madonnetta, all’arrivo in auto da Milano o prima di ripartire. A meno che non comparisse il segnale dell’asciugamano al davanzale, che indicava “occupazioni in corso”.

Parlando di lui, non si può prescindere dalla sua famiglia. Il fratello Daniele, dal quale lo differenziava una H nel cognome, aveva come lui un grande talento per la musica. Fu direttore d’orchestra e autore di colonne sonore di film di successo, da Torna a casa Lassie alle raffinate opere di Max Ophuls, e ottenne una candidatura all’Oscar nel 1946 con la colonna sonora di Guest Wife. Chiuse la carriera in bellezza nel 1965 lavorando con Sam Peckinpah.
Daniele era sposato con May Semenza e aveva due figli, Erik e Stella. Con loro si trasferì negli Stati Uniti prima della Guerra per poi fare ritorno in Italia circa vent’anni dopo. Si trovano ancora i documenti di arrivo della famiglia negli States, così come quelli della loro naturalizzazione. Di Stella si trova un articolo sul numero 3/1975 di EFFE, la storica rivista femminista, e in un altro numero di EFFE, uscito nel 1978, dedicato alla radical therapy allora in voga. Fu molto amica dei Camerana, il ramo cadetto della famiglia Agnelli che aveva possedimenti a Levanto, in particolare di Oddone.
Erik, giornalista per Time, fu nominato ambasciatore da Walter Veltroni e giurato in molti premi letterari. Le figlie di Erik sono Stefania, che lavora nella moda, da Loro Piana USA, e Francesca, creatrice di gioielli per Tiffany, Alessi, Louis Vuitton e con un suo marchio, Thief and Heist.

A Levanto la famiglia Amfiteatrof conduceva una vita tipica da vacanza estiva: feste danzanti, motoscafo, gite in Vespa, l’amore per il mare. E poi si sentiva spesso il suono del violoncello.